NOI MEDITAZIONI

NOI
Ci inseguiamo per i colli
nelle fantasie degli orizzonti,
rosi da passioni e sospiri,
nell'attimo che non c'è mai:
o passato o futuro, mai nostro.
Un caduceo di pensieri,
baluginii di speranze,
prepotenti nell'inanita',
strumenti dell'infinito creare.
Un attimo ci spalanca
la porta della grandezza.
Quali e quanti crucifige!
Amore a due come gli animali,
mai un abbraccio ferace,
una pace senza danni;
di prole, guerre e rovine,
la terra è piena e sogniamo
conquiste, progetti ingegnosi,
richiami e ricordi mai;
tradizioni futili e storia:
questo è il nostro destino
di burattini dell'universo.

ascolto della lirica



E GRIDARE
E gridare! Perchè?
se nemmeno il silenzio
tace dai remoti meandri
dei precordi ascosi dell'universo
e porta voci e comandi,
muti creatori coi fulmini del pensiero.
Solo qui, non so dove, tutto si rompe
nessun orologio, nessun congegno
riesce a dare il nord del creato,
a mettere una riga in mezzo alla strada
dove cammina il dovere o il sentimento.
L'immensità nasconde o paluda:
ogni lucido intento o luce intorno,
la superbia delle decisioni
viste vincenti per la gloria,
i sogni mercenari di salire i rostri,
le speranze che avvampano un secondo.
Lampade pallide sulle tombe eterne
delle visioni umane, viviamo un attimo
una frenesia nel vortice della mente.
Quando alla fine guardiamo
l'immenso travaglio della potenza,
non vedi vestigia o moventi
sotto il risplendere del sole
o il beffardo sorriso delle stelle.


Rocchino Armento
Poesia dalla racc. NOI MEDITAZIONI
Luglio 96
Tutti i diritti riservati




HANNO DETTO

DALLA PREFAZIONE ALL'OPERA

...Rocchino Armento, invece, come si è detto, non riuscì mai a trovare l'amore e la vita, pur essendo stato costantemente alla ri­ cerca di una luce. Come Eugenio Montale, cui sembra ispirarsi e col quale, consapevohmente e inconsapevolmente, finisce con l'in­contrarsi, anche lui si identifica nel girasole, dottamente chiamato eliantos. E come il girasole, anche Armento è «tutti i giorni sereno a scrutare / bere i raggi del sole / [...] / la notte, chino, aspettando pensoso / il cielo che scolora di gioia / e se per l'uomo Dio pensa / men vivi dolori o certezze / più rosee spiranti dall'aurora». Quella luce ricercata, spesso abbinata all'amore, era il senso di una esi­ stenza che non c'era. La storia umana, infatti, nel suo complesso, gli appariva come una successione di errori, miti, speranze sbaglia­ te e «bandiere sporche», sicché tutto sembrava risolversi in «im­brogli truffe e raggiri / intrighi bugiardi». Insomma, «che orrore essere uomini!»
prof. Giovanni Caserta



....E' una poesia esacerbata, senza riguardi e timori reverenziali, scaturita dalla sofferenza per la terra tradita, perché non conosciu­ ta o impropriamente conosciuta persino nella sua esistenza fisica e nella duplicità del nome, e per una esistenza calpestata, come tan­ te, perché mite e difesa soltanto dall'orgoglio della dignità.
prof. Nunzio Campagna



... Grazie per il dono del volume di Rocchino Armento che , come dice il titolo, costringe il pensiero ad uscire dall'appiattimento della banalita' e lo spinge
verso l'alto, dando testimonianza di una ricchezza interiore non comune.
Anna Gavazzi per la redazione di Nuova Secondaria

....."NOI" risulta davvero completa e sorprendente e tale da meritare un riconoscimento ufficiale da parte dei critici ed del pubblico.
Al critico prof. Jannuario


.. Dopo un'attenta lettura delle poesie non si puo' disconoscere al poeta di aver saputo toccare le corde della cetra lucana e di avere fatto risuonare "un flebile canto d'amore nelle grotte di un eolo irridente". Prof.ssa Armento per la presentazione del libro al direttore della Nuova Basilicata


... Profondo e raffinato scrutatore del proprio animo si fa portavoce delle mille domande tipiche di questo tempo e di ogni tempo. Ancora si interroga sul mistero della vita: quanto vale la vita di un uomo? Rocco sente che la risposta non proviene dall'uomo….e così scopriamo che: “ un pugno di polvere soltanto, ma è tutta la tua vita ”. La vita dunque come una trappola , un dono beffardo. Ma se l'uomo è deluso dall'impossibile immortalità, condivide la speranza della continuità in ciò che lasciamo nel mondo, dietro di noi: ricordi, figli, fantasie; la speranza di esistere senza più esistere è per il poeta una pretesa troppo grande poiché: “[..] le cellule ancora vaganti / di un invisibile resto umano /potrebbero forse domani / svelare tanti arcani, /rivivere storie e memorie?/ Ma siamo troppi in archivio / e l'archivista è Dio.” (da Ossa, p. 78). Fa sorridere questa immagine di noi schedati nell'archivio di Dio come gli operai a servizio di un datore di lavoro, che decide se e quando recidere il nostro contratto.
Costante e turbolento appare il legame del poeta con Dio e di cui era un sincero credente. Legame che allo stesso tempo turba, guida e condiziona la sua esistenza, genera pace, rabbia, sofferenza, perplessità, ma anche spirito di sopportazione e pazienza. Cristina Incudine


Passo della lettera della madre di Rocchino Armento :



 

 

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