VIOLE

Amor frondescit

Una sera che si corica serena
come un'amante soddisfatta
senza azzurri, senza vento o freddo;
labbra che si coricano insaziabili
serpenti che si divorano
attorcigliati nella calura del cane
mani come lampi nell'arsura
cercano i centri della tua caduta.
E sei venuta. Perché ti disperi?
Sei diventata un felino,
muori nel languore
che ti scioglie
il miele della passione.
Sei tornata per perderti
nel miraggio di una quiete.
Tace il respiro accanto
sorrisi di diamanti
nel cielo della mia stanza
e sei vera …
..........................................
Mi specchio in un rivo puro
bevo l'acqua della giovinezza
rinasco nuovo nell'infinito.
Te lo dirò con gli occhi
o con le labbra,
le parole sono del vento
sacramento sul tuo velluto
che mi avvince come la notte
piena d'odori di fresco
che tornerò al tuo richiamo
avvolto nel tuo sorriso
cantando canzoni di bimbi.

Rocchino Armento
poesia inedita dalla racc. Viole 1968 – 1986
tutti i diritti riservati

 

Fiori

Il cielo quieto di primavera
mi è piovuto nell'anima;
ha portato via le lordure
dei rivi che si sgelano nel fiume lento.
E tu sei qui piena di brividi
di richiami di stelle lontane
ricordo di sere piene
mattine non più viste;
contempli la sera che annotta,
sparge coriandoli per noi,
espone il lume del cammino,
cheta i soffi improvvisi della mente
sulle tue chiome d'argento.
Sei tu il venticello
occhi che cullano fanciulli miti
fiori che spandi sul mio giaciglio,
due ruscelli di bosco
cantano una nenia al vento.
Quanta è verde la vigna alla sera:
tralci che si avviluppano,
baci , brividi di piacere
strisciano sul suolo tiepido
e cantano canzoni.
Domani l'uva sarà nera
per mangiare,
conta le stelle cadenti
con un segreto intento.
Taci il vento riporta la tua voce
pei colli dei desideri
bacia i fiori sparsi
sul tuo corpo che sognava.

Rocchino Armento
Poesia inedita dalla racc. Viole – 1968 1986
Tutti i diritti riservati

 

E' NATALE

Si avvicina con vampate
mulinelli di foglie e di melanconie.
Il nero del cielo che scende improvviso,
tutto come prima e delusioni.
Da noi sotto le coltri bianche
si coprono le vergogne del terremoto.
Ve la diamo noi la vostra neve da sciancare
da coprire di sangue o vergogna ;
ci basta la greppia del mulo,
il grano che non geli scoperto,
perché, oh Dio, speranze e favole
non le ho inventate io.
Chi crede nel Natale ancora
se andiamo al sole dell'avvenire
che si chiama neutrino ?
Solo vera la stella dell'est
o gente che marci per la pace.
Il falco non è ancora tornato
e si è pappata la colomba;
eterni bambini della vita
favole, favole ancora. 

da LA VOCE DEL POETA - audio libro A.L.I Penna d'autore (Torino)
Dicitore di Penna d'Autore: Giorgio MIlanese

Rocchino Armento
Poesia inedita 1976 – 1980
Cartella Loto
Tutti i diritti riservati

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